22 - 12 - 2022

Jazz & Natale

Blog Natale

È quel periodo dell’ anno. Campanelle che suonano, luci accese negli interni e per le strade della città, addosso la copertina soffice e calda e Michael Bublé che torna a cantare il suo repertorio jazz di Natale

Quest’anno Sky, il colosso delle telecomunicazioni europeo, ha scelto il brano Mele Kalikimaka di Bing Crosby per accompagnare lo spot natalizio delle proprie offerte. 

Non si tratta della prima volta che ricorre alle sonorità jazz dei crooners, come il primo Frank Sinatra, per le pubblicità festive.

Ma perché associamo le canzoni jazz al Natale? Come fare per toccare proprio certe emozioni?

Il Jazz e il suo legame con il Natale

Le sonorità jazz vivono ormai da più di un secolo e ormai in certa misura le relazioniamo inevitabilmente con quella parte dell’anno in cui siamo tutti più buoni. Il genere è nato dal mix tra il blues della cultura di origine africana e la musica popolare europea ed americana. Da queste contaminazioni e commistioni nascerà poi anche lo swing.

Nella prima metà del XX secolo i canti natalizi con temi religiosi dominavano le atmosfere fino a quando nell’opinione pubblica statunitense prima e mondiale poi si è sentito il bisogno di non mostrare più così pubblicamente la propria fede. 

Quindi via libera per le nuove Christmas songs che raccontano la stagione del Natale nei luoghi pubblici, nel grande cinema e, ovviamente, negli spot pubblicitari

Nel 1942 esce White Christmas, il singolo più venduto di sempre che si carica delle sonorità jazz elevandosi a fenomeno popolare. 

Qui comincia il connubio senza età tra jazz e Natale.

Il Jazz come veicolo del messaggio

Abbiamo visto come poco a poco le differenti generazioni di bambini, poi cresciuti, associarono le sonorità jazz alla loro esperienza del Natale. Ai loro ricordi delle feste.

Come sappiamo le scelte che guidano l’acquisto dei consumatori non sono legate solamente alla dimensione razionale dell’ individuo: è possibile entrare a contatto con le emozioni del pubblico toccando i sentimenti attraverso il messaggio della nostra campagna. 

La nostra parte emotiva quando è chiamata in causa è impulsiva se si tratta di analizzare e comprare un prodotto o servizio. 

Ne parlavamo anche in questo articolo di vini e design.

Gli elementi che caratterizzano il progetto possono essere molteplici ma tutti pizzicano la corda dei ricordi, delle abitudini, dell’ esperienza.

Il marketing emozionale rincorre la sfida di creare esperienze significative che rimangano con il consumatore. Sviluppare relazioni e conversazioni, accompagnare il pubblico nel proprio viaggio. 

L’esperienza di rivivere un ricordo, una missione delle agenzie pubblicitarie

Quando si tratta di creare un messaggio che è un viaggio nel passato è importante riuscire a trasmettere autenticità. Riuscire a veicolare le proprie esperienze e il giusto linguaggio è necessario per evocare un’autentica emozione.  

È la dialettica psico-sociologica e pedagogica della società che si autoeduca a cui aspira e che rende di successo uno spot che fa leva sulla dimensione emotiva del pubblico.

Lo spot della celebre marca Campbell del 1993, è un esempio chiarissimo. A distanza di anni è stato riproposto ancora in tv.

Pupazzo

Freddo polare. Si alzano le note di Let it snow. Un pupazzo di neve si ripara nel tepore di una casa addobbata a festa. Si avvicina al tavolo e si gusta il pasto caldo per sciogliersi nel piacere stesso. Chi potrebbe fare altrimenti guardando questa scena?

La pubblicità ha colto nel segno. L’ evocazione dell’atmosfera natalizia e delle emozioni calde e positive è totale. Il risultato? Un successo. 

I ricordi di ogni individuo sono unici, così come certe emozioni. Ma sappiamo che esistono colori ed atmosfere comuni a tutti, ed è lì che il marketing opera per dare vita alle proprie creazioni di campagne pubblicitarie.

Il Natale non è una festa, è un luogo dell’anima, e sembra proprio che il jazz sia la nostra carrozza preferita per arrivarci. 

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